Per educare un bambino ci vuole un intero villaggio

E’ il 2013 e mi viene chiesto di gestire una formazione sul tema della rete di sostegno necessaria alla crescita di un bambino. Nasce cosi un progetto di formazione rivolto alle scuole e ai genitori “Per educare un bambino ci vuole un intero villaggio”.

Oggi il mio pensiero va ai genitori. Il coronavirus ci sollecita a riflettere e immaginare nuove direzioni nel modo di stare ed essere come riferimenti di cura.

Essere genitori-educatori non era una passeggiata in pianura neanche prima del covid-19, anzi si trattava di una vera e propria scalata in free come direbbero gli alpinisti.

Alcune tematiche ricorrenti dei genitori pre-covid:
Solitudine soprattutto per chi non ha nonni o disponibilità finanziarie consistenti da investire in figure d’aiuto
Giudizio critico proprio e altrui
Ansia da prestazione: apparire ed essere dei bravi genitori in base ai modelli sociali
Adulti-sottiletta cioè coloro che si prendono cura dei figli e allo stesso tempo anche dei genitori anziani, con un grande investimento di energie
Disorientamento  a causa del  sovraffollamento di informazioni tra cui scegliere
Adulti invisibili che delegano quasi completamente la cura dei figli ai nonni o altre figure
Necessità di riferimenti culturali di supporto
Bisogno di riconoscimento. Essere riconosciuti come genitori OK con figli OK
Bisogno di reciprocità e vicinanza tra genitori
Ricerca di tempo per sé
Ricerca di una direzione

Queste sono solo alcune delle tematiche che i genitori mi portavano fino a qualche mese fa. Temi legati ad una società che sembra offrire molto (possibilità, conoscenze, attività…) ma spesso soffre di legami fragili, ruoli confusi, ritmi serrati che lasciano pochi momenti da dedicare alle relazioni. Caratterizzata anche da un sovraffollamento d’informazioni e conoscenze che a volte si contraddicono e richiedono capacità di scelta e spirito critico per essere valutate. Una realtà che sente la nostalgia di una reciprocità tra genitori e non solo, tra le famiglie, tra gli adulti di uno stesso contesto, città, ambiente educativo, quartiere.

Cosa emerge oggi dalle consulenze on-line con i genitori nei mesi di Covid-19:
I genitori sono persone che si prendono cura di se e di altri (figli, genitori anziani..) e quindi durante il Covid-19 si stanno facendo carico in modo coraggioso della cura dei loro cari, spinti dalla necessità di arginare la paura, la stanchezza e “tenendo duro”.

Si evidenzia un insieme di fonti di stress rimescolate: aumenta la ricorrenza del tema della morte, c’è isolamento che allontana dal nutrimento delle relazioni sociali di vicinanza e mette in difficoltà con gli affetti (pensiamo solo al timore di contagiare un genitore anziano oppure il timore di contagiare un figlio o una persona cara per chi lavora in ambito sanitario). Una sorta di frullatore che chiede un ulteriore sforzo per occuparsi dei figli, della scuola, del lavoro, della casa, delle persone anziane della famiglia, del futuro, dell’economia familiare che per molti vacilla e forse altro ancora.

Questo porta sul lungo periodo ad un alto livello di  stress e allo stesso tempo ad un senso di svuotamento, soprattutto in chi tende a negare la fatica e ad ascoltare poco le emozioni e i segnali del corpo.
Tenere duro, considerato un valore nella società attuale, richiede uno sforzo di resistenza e questo può portare ad un grosso carico emotivo che  non garantisce affatto ne serenità ne realizzazione di ciò a cui tendiamo anzi a volte torna indietro come una amplificazione dello stress ed allontana dagli obiettivi.

“Per educare un bambino ci vuole un intero villaggio” appunto, un villaggio di supporto, un villaggio che non giudica, che sostiene, che offre opportunità di scelta in cui uscire dall’isolamento e creare spazi sicuri, in cui sentirsi liberi di esprimere i propri vissuti e con-dividere le nuove sfide e complessità della genitorialità, in cui ricevere e donare supporto attivamente, contribuendo a creare quel clima fondamentale per la costruzione di piccole reti collaborative, propedeutiche ad una Comunità educante e coesa che sostiene i genitori nella crescita dei loro figli, in qualsiasi epoca o ceto sociale.

Ora, cari genitori, l’invito è:
ripartite dalla cura di voi stessi,
desiderate e immaginate una possibile comunità educante di sostegno,
ascoltate ciò che desiderate, magari non esiste ancora,
rispolverate i vostri talenti perché serviranno,
coltivate la volontà di esserci in modo attivo e nuovo,
provate a dare il vostro contributo concreto e innovativo,
esponete il vostro pensiero, le vostre idee e fatele circolare,
promuovete la libertà di pensiero, azione e movimento,
astenetevi dal giudizio e osservate con curiosità chi la pensa in modo diverso,
fate ciò che potete, come potete,
pensate e agite con amore.

 

 

Questi sono alcuni suggerimenti, ora provate voi ad allungare la vostra lista e mettetela in pratica con intenzione e coraggio.

Se desiderate approfondire queste tematiche e fare spazio dentro di voi per progettare direzioni possibili di realizzazione e salute potete contattarmi sul sito, sarò felice di ascoltarvi e guidarvi in questo viaggio.

 

Chi è Silvia Valaguzza

Silvia ValaguzzaCredo che la vita non abbia luogo né nel passato, né nel futuro, bensì nel presente, in un dialogo fluido e consapevole tra mente, corpo ed emozioni alla ricerca del proprio Ben-Essere. Si favorisce così la realizzazione di un’esistenza significativa.

Nei progetti che realizzo, per privati e aziende, metto personalmente volontà, energia ed entusiasmo al fine di rendere fruibili conoscenze e pratiche così incredibilmente accessibili e preziose per un larghissimo numero di persone, in ambiti differenti di vita. Contattami

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